WELFARE LIBERA TUTTI | Lunedì 22 settembre 2025
Se hai problemi col capo, vai dallo psicologo aziendale?
Dal dopoguerra all’intelligenza artificiale: la sfida di FNM è fare welfare restando umani.
Emanuela Magrini, Responsabile Welfare di FNM e alla guida della Cassa Integrativa FNM del gruppo lombardo, sorride nel raccontare che l’azienda ha promosso anche un servizio interno gratuito di supporto psicologico, ma i numeri parlano chiaro: “i lavoratori preferiscono professionisti esterni.”
È uno dei paradossi del welfare aziendale moderno.
FNM – che non è solo i treni per Varese e Como, ma un gruppo da 6mila dipendenti che gestisce anche autostrade, autobus e progetti sull’idrogeno – sta scoprendo che aiutare i dipendenti significa spesso ammettere i propri limiti.
L’eredità pesante del dopoguerra
La Cassa Integrativa FNM esiste dal 1947, Il Fondo Pensione FNM dal 1992, quando ancora la previdenza complementare e i fondi sanitari erano qualcosa di avveniristico. “Una tradizione che pesa”, ammette Magrini. “Quando una riforma ci ha imposto di separare le prestazioni sanitarie da quelle non sanitarie, abbiamo dovuto creare un nuovo ente. La rigidità la fa la normativa, non noi.”
Non è nostalgia: è pragmatismo. Dietro i 10mila soci del CRA FNM, l’Ente del Gruppo FNM totalmente gratuito per i dipendenti e i loro familiari nato ufficialmente negli anni ’70 (sebbene le sue origini risalgono agli inizi del 1900) c’è la consapevolezza che innovare significhi “adattarsi senza lasciare indietro nessuno.” Anche se a volte significa moltiplicare gli sforzi.
L’educazione finanziaria che non ti aspetti
“Oggi, i giovani, prima chiedono la RAL, poi i giorni di smart working”, ci conferma Emanuela, a dimostrazione che il welfare è diventato un argomento serio. Ma non parliamo solo di buoni pasto o work life balance: da una survey aziendale somministrata di recente è emerso qualcosa di inaspettato: l’educazione finanziaria.
“Stiamo lavorando molto anche su questo campo ma la discussione è più ampia, si inserisce in un contesto di cambiamento repentino dei bisogni dei dipendenti, che si sono evoluti.”
È il tipo di problema che i benefit tradizionali non intercettano. “Se in passato i servizi guardavano soprattutto alla genitorialità, oggi i dipendenti senza figli chiedono altro, e i dati cambiano rapidamente e una buona azienda deve esser in grado di ascoltare ed adeguare l’offerta.”
L’AI che legge le fatture (ma non i drammi)
L’intelligenza artificiale legge le fatture mediche e precompila le richieste. ” ha alleggerito il carico burocratico”, ammette Magrini. Ma c’è un limite invalicabile: ” serve l’occhio umano, a mio avviso non possiamo affidare tutto a un algoritmo.”
Il confine è netto quando racconta: “Quando una mamma con un figlio autistico cerca aiuto, o un collega piange per un genitore malato, serve una persona che sappia ascoltare ed aiuti ad orientare.”
Non è retorica: è esperienza quotidiana di chi gestisce migliaia di pratiche sparse tra Lombardia, Piemonte e Veneto.
Il paradosso della comunicazione
Il classico problema delle grandi aziende: più comunichi, meno leggono. La soluzione è stata drastica: una mail a settimana, personalizzata per target.
Risultato? “Il ‘non lo sapevo’ è quasi scomparso.” Sembra banale, ma non lo è: oltre il 90% dei neoassunti si iscrive subito agli Enti, due terzi convertono il premio di risultato in welfare, e soprattutto utilizzano davvero i crediti. Le informazioni devono essere ben gestite, a raccontare troppo equivale a non raccontare.
Il futuro incerto
Chi lavora nei trasporti è perennemente esposto al giudizio, e soprattutto alle critiche, del pubblico. Ma il mio lavoro è dare risposte ai colleghi, ai loro bisogni, alle famiglie.”
È la sfida del welfare moderno: restare umano in un mondo sempre più digitale, trovare l’equilibrio tra efficienza e cura. “Dietro ogni pratica, dietro ogni numero, c’è sempre una storia.”
E quelle storie hanno sempre bisogno di essere, quantomeno, ascoltate.