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Presentato il Quarto Rapporto sul Secondo Welfare in Italia

Percorsi di Secondo Welfare ha presentato il Rapporto biennale a Milano

Il documento è stato presentato il 25 novembre da Percorsi di secondo welfare, Laboratorio afferente al Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi di Torino e realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano.

Dopo l’introduzione di Beppe Facchetti, Presidente del Centro Einaudi, è Franca Maino ad aprire i lavori con un’introduzione di contesto: assistiamo a una “mancata ricalibratura del 1° welfare, assente dai nuovi problemi sociali e con un tasso di copertura basso rispetto alle fragilità (meno del 30%); un mercato di servizi alla persona ancora prevalentemente informale caratterizzato da una mancata aggregazione della domanda”. L’esigenza, secondo Maino, è quella di una “re-intermediazione: generare nuove forme di intervento con un approccio bottom-up”.

Il focus sul welfare aziendale

Prosegue Federico Razetti, analizzando il mercato dei provider e il loro ruolo nel contesto del secondo welfare. Welfare aziendale che viene descritto come sempre più diffuso (riproponiamo QUI l’analisi di Luca Pesenti che ha descritto il fenomeno come un “big bang”), ma ancora lontano dalle reali esigenze dei lavoratori: “in media un quarto del budget welfare a disposizione dei lavoratori non viene speso”.

Razetti lancia una “scommessa” al welfare aziendale che – secondo il ricercatore – deve:

  1. allinearsi ai bisogni dei lavoratori;
  2. non limitarsi a una piattaforma tecnologica, ma insistere sull’orientamento ai lavoratori verso ciò che realmente necessitano;
  3. non svilire il welfare aziendale a un tema prettamente fiscale.

Servono soggetti in grado di intermediare le risorse esistenti

E’ calzante l’intervento di Giovanni Fosti, Presidente di Fondazione Cariplo: “stanno cambiando così tanto i bisogni che ci sono nuove esigenze che non si collocano più negli schemi tradizionali che eravamo abituati a utilizzare, il welfare standardizzato non può più andare bene; serve andare verso una personalizzazione dell’offerta. Allora, in questo momento servono soggetti in grado di intermediare le risorse che già ci sono, trovare spazi nei quali costruire nuovi schemi in grado di generare processi di co-progettazione e co-produzione. Serve capacità di connessione”.

Il valore storico del Terzo Settore

Claudia Fiaschi, Portavoce del Forum Terzo Settore, evidenza il valore storico del Terzo Settore nella costruzione di sistemi di welfare territoriale, e la sua capacità di lavorare nelle asimmetrie informative.

Chissà che, allora, la risposta coerente con l’evoluzione in atto nel welfare aziendale non possa provenire proprio da qui: attraverso soggetti in grado di rispondere alla “scommessa” lanciata da Razetti, con un approccio che parte dai bisogni dei lavoratori, passa attraverso il ruolo “pivot” delle imprese e arriva a una valorizzazione dei servizi presenti nei vari territori.

Noi di Rete ComeTe ne abbiamo parlato QUI.

Il secondo welfare è innovativo se…

Chiude i lavori Maurizio Ferrera, Scientific Supervisor di Percorsi di secondo welfare e docente dell’Università degli Studi di Milano. Secondo il Professore serve abbandonare il pregiudizio che sia soltanto lo Stato a essere in grado di fornire alcune risposte e andare verso un approccio innovativo: “il secondo welfare è innovativo per come organizza le iniziative, con forme di associazione reticolare e meccanismi di coordinazione in grado di gestire il sistema”.

IL RAPPORTO E’ SCARICABILE NELLA SUA VERSIONE COMPLETA A QUESTO LINK: https://www.secondowelfare.it/rapporti/quarto-rapporto-2w/4r2w.html