Ci vuole orecchio: i podcast per raccontare la forza dei disabili.

Storytelling è una parola che va di moda. Anche se, spesso, vi si ricorre a sproposito, custodisce una grande verità: una storia è più potente di un’informazione, perché raccontare, in fondo, significa condividere dei valori e trasmettere emozioni. E proprio la condivisione è, o quantomeno dovrebbe essere, l’elemento comune di qualsiasi forma di comunicazione autentica.
Per riuscirci al meglio, Welfare Come Te ha pensato di mettere a fattor comune le esperienze maturate quotidianamente sui territori nei percorsi di inclusione, con le emozioni che sono in grado di suscitare le storie. Come? Utilizzando il podcast: uno strumento nuovo, dirompente e in fortissima ascesa.

Perché? Perché nell’ultimo mese un italiano su tre ha ha ascoltato almeno un podcast.
Perché il 52% degli ascoltatori di podcast ha meno di 35 anni e il 61% ascolta la puntata fino alla fine.
Perché il 49% degli ascoltatori associa un ricordo positivo all’ascolto del podcast e, addirittura, ricorda precisamente cosa faceva mentre lo ascoltava.

“In definitiva – conclude Paolo Schipani, direttore di Welfare Come Te, citando Enzo Jannacci – “perché Ci vuole orecchio. E’ così che abbiamo chiamato il nostro nuovo servizio alle aziende – un invito ad ascoltare e proporre storie in grado di renderci migliori”.

 

L’idea è venuta sulla scia del successo riscosso da “Gli Insuperabili”: una serie realizzata dal Consorzio Parsifal, Consorzio socio di Welfare Come Te, presente con le sue cooperative sociali in diverse regioni del territorio italiano. Sono dodici ritratti di donne e uomini un tempo famosi e ora dimenticati dal pubblico. Persone straordinarie che nonostante, o meglio grazie alla loro disabilità, hanno compiuto imprese straordinarie. “L’intento della serie – dice Renato Incitti, direttore di Parsifal – è di dimostrare quanto sia relativo il concetto di limite e quanto quello di disabilità, pur non venendo mai nominato, risieda negli occhi di chi guarda ancor prima che in chi lo ospita”.

“Credo – aggiunge Angelo Astrei, autore della serie – che comunicazione trasparente significhi esattamente questo. Quello che stiamo facendo è un percorso che cerca una meta attraversando delle domande, a volte scomode, di sicuro ingombranti. Non abbiamo risposte preconfezionate, la storia dei singoli protagonisti, di volta in volta, ci insegna qualcosa. A me per primo. Il podcast, per la sua intimità e potenza, è senza dubbio lo strumento migliore per sprigionare l’immaginazione e l’immedesimazione di chi ascolta.”

“Con Ci vuole orecchio – conclude Schipani -, quel che proponiamo alle aziende è di investire con noi su questa forma di comunicazione che sta superando ogni aspettativa. L’interesse verso i podcast porta più agevolmente a creare community affezionate. Nella nostra idea il podcast è naturalmente parte di un piano editoriale più ampio, che punta a utilizzare più mezzi proprio per non escludere nessuno. Lo presentiamo per la prima volta oggi, nella ricorrenza della giornata mondiale delle persone con disabilità”.

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