
Caregiver e Welfare aziendale: un dialogo necessario
Sono quasi 13 milioni le persone che si prendono cura di un familiare, in una situazione tra caregiver e welfare da rivedere.
I dati presentati dall’Istat su Conciliazione tra lavoro e famiglia fanno emergere un quadro preoccupante nella relazione tra caregiver e welfare. I numeri dipingono una situazione complicata: in totale, sono 12 milioni 746 mila le persone – cosiddetti caregiver – tra i 18 e i 64 anni (34,6%) che si prendono cura dei figli minori di 15 anni o di parenti malati, disabili o anziani.
Tra gli occupati, quasi il 40% si trova in una situazione di caregiving: a dover gestire i tempi lavorativi e, insieme, dover seguire i figli più piccoli e/o un familiare non autosufficiente. Questo, ovviamente, complica la conciliazione tra vita e lavoro, spesso a tal punto da arrivare a difficoltà nella partecipazione degli individui al mercato del lavoro (donne in primis).
Si aggiunge un forte disorientamento sui temi legati al welfare
Inoltre, riprendendo un dato pubblicato dal Censis nel 2018: «al 52,7% degli occupati italiani è capitato di avere un problema di welfare per se stessi o un proprio familiare e di non sapere a chi rivolgersi».
Un forte disorientamento tra caregiver e welfare, che lascia spiazzate le famiglie nel momento in cui devono affrontare una fragilità e hanno necessità di individuare il miglior percorso di cura possibile. L’impossibilità di saltare le barriere di accesso da soli, non trovando i giusti interlocutori che possono assistere e accompagnare nella scelta ai servizi educativi e socio-assistenziali.
Il pericolo “dell’auto-diagnosi”
Sempre riprendendo il Censis, il 48,5% dei lavoratori che si trovano a essere caregiver esprimono incapacità nell’affrontare da soli difficoltà legate alla ricerca di una soluzione di welfare. Il rischio è un’auto-diagnosi del problema che spesso sfocia in una ricerca su google o, ancora peggio, in una soluzione di cura e assistenza lontana dalla white economy e di scarsa qualità.
Il ruolo delle aziende tra caregiver e welfare
In questo scenario l’azienda può avere un ruolo importante: inserendosi come pilastro “integrativo” del sistema di welfare pubblico, e come “bussola” per aiutare le sue persone a orientarsi nella ricerca dei servizi di cura offerti dal proprio territorio. Certo, non è un approccio semplice ma una scelta politica forte: per seguirla occorre andare oltre il modello “vetrina” che racchiude in sé un elenco di soluzioni convenzionate, senza alcun tipo di affiancamento per chi cerca la risposta a un bisogno.
Occorre superare quindi il concetto di piattaforma tecnologica con un elenco di servizi indistinti, andando verso un modello che sia in grado di partire dal bisogno del caregiver per trovare la risposta di welfare più adatta al bisogno stesso.
Il Care Manager è la bussola per caregiver e welfare aziendale
Rete ComeTe propone alle aziende di inserire nel proprio piano di welfare aziendale un servizio che ha il suo cuore neIla figura del Care Manager: una figura cardine, un Tutor per il dipendente, in grado di leggere in profondo il bisogno di cura grazie alle sue conoscenze nell’ambito dell’area di specializzazione e di prospettare un ventaglio di soluzioni appropriate grazie all’esperienza pluriennale di coordinamento dei servizi socio-assistenziali o educativi con un focus sull’architettura delle risposte territoriali provenienti dal privato sociale, dal pubblico e dal privato puro.
Il livello di dettaglio e di profondità della risposta è possibile poiché, l’attività di care-management, è garantita da profili professionali, interni al mondo della Cooperazione Sociale, con esperienza consolidata e competenza specifica nell’ambito dei servizi di cura alla persona. Il valore della Rete ComeTe si sviluppa così sulla base della capillarità e territorialità potendo attivare, sulla base del bisogno e del territorio, il riferimento più idoneo per l’attività di “caring”.